Instituito nel 2004, fino a oggi, il Premio Ponchielli ha segnalato dieci progetti fotografici inerenti la realtà dei nostri giorni, che sono stati riuniti in una coinvolgente monografia, arricchita di testi a commento e di presentazione: 10 Fotografi 10 Storie 10 Anni.
Dieci anni di Premio Ponchielli, dedicato alla figura di Amilcare G. Ponchielli, photo editor prematuramente scomparso. Indetto dal Grin (Gruppo Redattori Iconografici Nazionale), il riconoscimento indica il miglior progetto fotografico inerente la realtà dei nostri giorni, pensato per la pubblicazione su un giornale, un libro o un sito di informazione Internet.
Comprensivo di un riconoscimento monetario, il Premio Ponchielli è stato finalizzato dai singoli vincitori per completare un progetto giornalistico, per coprire i costi di un progetto espositivo di un lavoro già realizzato o per contribuire ai costi di un’eventuale pubblicazione. Nell’anno successivo al conferimento del Premio, un’apposita commissione del Grin è stata a disposizione del vincitore per agevolare la realizzazione del progetto.
Nel decennale del Premio Ponchielli è stata allestita una mostra scandita dai dieci vincitori, dal 2004 di origine, e realizzata una monografia che ne riprende il ritmo, con abbinamento a testi di prezioso approfondimento: 10 Fotografi 10 Storie 10 Anni.
Dall’introduzione del Grin, che esprime Ringraziamenti anticipati e doverosi: «È con nostro estremo orgoglio che questo libro viene pubblicato. […] I ringraziamenti vanno a tutti quanti ci sono stati vicini in questi anni, ai fotografi che hanno vinto e a quelli che hanno partecipato e che ci hanno comunque consentito di vedere in tempo reale quello che succede nel mondo».
Già, per l’appunto: «vedere in tempo reale quello che succede nel mondo», come autentica missione della fotografia (da e con Edward Steichen: «Missione della fotografia è spiegare l’Uomo all’Uomo, e ogni Uomo a se stesso»). In questa chiave di lettura, i dieci anni del Premio Ponchielli stabiliscono anche la cadenza di un fotogiornalismo che si afferma nei tempi e modi dell’esistenza quotidiana, di un fotogiornalismo capace sia di raccontare l’atteso e previsto, sia -e soprattutto- di individuare quelle storie nascoste sotto la superficie a tutti evidente, che nel proprio insieme sono autentici quadri del mondo. In assoluto: di un fotogiornalismo che è capace di farci «vedere in tempo reale quello che succede nel mondo».
Nella monografia 10 Fotografi 10 Storie 10 Anni, pubblicata da ContrastoBooks con il contributo di Lottomatica / GTech, la sequenza dei dieci portfolio è accompagnata da testi di prezioso approfondimento dei presidenti di giuria dell’anno di affermazione (per lo più); si segnalano anche commenti degli stessi autori, che declinano in pertinente equilibrio tra esperienze esistenziali individuali e progettualità fotografica rivolta al fotogiornalismo che osserva e documenta la vita nel proprio svolgersi.
In sequenza cronologica, dal 2004, i dieci vincitori del Premio Ponchielli sono stati Alessandro Scotti (De Narcoticis. Atlante del narcotraffico), Giorgia Fiorio (Il Dono), Massimo Siragusa (Tempo libero), Lorenzo Cicconi Massi (Fedeli alla tribù), Paolo Woods (Far West cinese), Martina Bacigalupo (Umumalayika), Andrea Di Martino (La messa è finita), Guia Besana (Baby Blues), Tommaso Bonaventura e Alessandro Imbriaco (Corpi di reato), Fabio Bucciarelli (Battle to Death).
Dall’introduzione di Michele Smargiassi, tra i più attenti osservatori delle fenomenologie fotografiche: «La scena dell’informazione è sempre stata un’opera collettiva come un set cinematografico. Ma ora è anche condivisa e interattiva come una performance del Living Theater. Il lector è in fabula, ma anche lui può sbagliare misura, rischio è che si illuda di poter restare solo in campo, dominus assoluto dell’informazione: per il suo bene, il fotografo deve restarci e impedirglielo. Ma deve rinunciare a qualche scudo istoriato, a qualche galoppata eroica, e reinterpretarsi come il funzionario intelligente, attrezzato, modesto e capace di una collettività informata».
Proprio per consentire a tutti noi di «vedere in tempo reale quello che succede nel mondo».