Lo scorso martedì trenta agosto, è mancato Marc Riboud, fotogiornalista dell’agenzia Magnum Photos che ha documentato il secondo Novecento. Straordinaria la sua etica, tanto quanto la sua fotografia: lezioni esistenziali che ci dovrebbero appartenere.

Marc Riboud - Ragazza con il fiore (Washington 21 ottobre 1967)
Icona del nostro tempo, immagine inviolabilmente legata al suo autore Marc Riboud, scattata durante una impressionante manifestazione contro la guerra in Vietnam, il 21 ottobre 1967.

Come per tutti i fotografi, anche Marc Riboud ha un’immagine che lo rappresenta più di altre tante che ha realizzato nello svolgimento del suo attento e coinvolgente fotogiornalismo: 21 ottobre 1967, un milione di dimostranti marciano a Washington, negli Stati Uniti, per protestare contro la guerra in Vietnam, che fino ad allora aveva già rovinato la vita a più di mezzo milione di giovani americani. All’alba del pensiero contro la guerra, che da lì sarebbe poi maturato e si sarebbe articolato come oggi ben sappiamo, quella sera, i dimostranti cercarono di entrare nel Pentagono, circondato e protetto dalla Guardia Nazionale. A margine di un bilancio di cento feriti, Marc Riboud vide «l’emblema di quel magnifico giorno», come avrebbe poi avuto modo di ricordare.

Fu uno stato di grazia. Dopo una giornata durante la quale aveva scattato molti rullini (tempi di pellicola, va rilevato), era consapevole di non avere ancora la fotografia giusta, la fotografia simbolica e allegorica. Poi, mentre stava per tornare all’aeroporto, improvvisamente, nel mirino vide la ragazza con il fiore che affrontava le baionette innestate dei soldati. Sei scatti in rapida sequenza, e l’ultimo è quello giusto: icona del nostro tempo!

Quindi, la statura etica di Marc Riboud è stabilita anche e soprattutto da un altro episodio giornalistico, del 1971: il suo rifiuto di fotografare le esecuzioni sommarie del massacro di Dacca, allestite nello stadio proprio per i fotogiornalisti presenti alla sanguinosa nascita del Bangladesh. Dei cinque reporter presenti, Marc Riboud fu l’unico a non assecondare l’eccidio. A fine secolo/millennio, nel 1999, ribadì la propria posizione; intervistato al proposito, fu perentorio: «Anche oggi, io non scatterei quella fotografia».