Curiosamente, e per clamorosa consecuzione di date, l’inglese Angus McBean, che si è espresso con una fotografia surreale, ironica e briosa, ha incrociato una inconsueta combinazione esistenziale. Nato l’8 giugno 1904, è mancato il 9 giugno 1990.
È stato ufficializzato. In un articolo pubblicato dall’autorevole Sunday Times, l’11 giugno 2006, in ricordo delle date di nascita e morte del fotografo, la biografa Adrian Woodhouse ha certificato che il calvo e barbuto Angus McBean è stato il più grande fotografo inglese di teatro e di come si fosse affermato per i suoi «spiritosi, surreali ritratti di bellezze famose, mostrate senza corpo, seppellite nella sabbia o in volo tra le nuvole».
Delle fotografie di teatro, ci interessa meno. Quelli che ci appassionano sono gli ironici fotomontaggi surreali: che in cronaca vennero screditati dalla critica ufficiale, ai tempi ospitata sulle pagine del British Journal of Photography.
In effetti, prima della celebrazione postuma, l’ironia fotografica di Angus McBean non fu certo apprezzata. In aggiunta, dati i tempi e il luogo (l’Inghilterra che perseguì anche Alan Turing, il brillante matematico, logico e crittografo al quale dobbiamo la decifrazione dei codici segreti nazisti), la vita di Angus McBean è stata segnata da un processo durato vent’anni, per l’accusa di omosessualità, per cui ha scontato anche il carcere.
Però, nonostante i momenti bui, la carriera di Angus McBean è proseguita fino a inserirlo di diritto tra i fotografi inglesi più influenti del Novecento.
Con una miscela di ingegno, dramma e fantasia, uniti alla estrema abilità di un fotografo affermato, Angus McBean è tra gli autori del Novecento che hanno maggiormente influenzato la fotografia di teatro, il ritratto, la fotografia creativa e quella commerciale dell’intero secolo.