Figlio di Edward Weston, uno dei più celebrati autori del Novecento, Brett Weston è riuscito a superare tanto “peso”, imponendosi per la propria personalità, indipendentemente da parentele nobili (e anche scomode). È mancato il 22 gennaio 1993.

Brett Weston - Fulton street e il ponte di Brooklyn (New York; 1945c)
Brett Weston – Fulton street e il ponte di Brooklyn (New York; 1945 circa).

Soprattutto di questo vale la pena occuparsi, qui e ora, in questa ricorrenza. Consapevole della sua imminente fine, Brett Weston ha formalmente bruciato i propri negativi, per consegnare alla Storia stampe bianconero come le aveva intese.

A differenza, e forse al contrario, ogni negativo d’autore lasciato in eredità alla stessa Storia diventa “matrice” interpretabile in base a materiali di stampa via via diversi, secondo i tempi e le tecnologie, gusti visuali datati e capacità esecutive in camera oscura (o qualsivoglia sistema di stampa su carta). Ovvero, al pari degli spartiti musicali, tutte le stampe fotografiche successive all’azione diretta degli autori (o al loro controllo) sono una rielaborazione a partire da negativi originali… interpretazioni ideali da parte dell’operatore di turno.

Il dibattito è di sostanza. E bisogna riprendere altri intendimenti: per esempio, Walker Evans ha sempre considerato ininfluente la trasformazione in stampa, rispetto la propria azione originaria; per esempio, Paul Strand e Ansel Adams hanno specificamente dato il proprio assenso a stampare le loro immagini a titolo postumo, invitando a conseguenza verso nuove riflessioni sul proprio lavoro, ovviamente sollecitate e determinate dalle inevitabili evoluzioni tecnologiche dei mezzi, e accettando di non sottrarsi al giudizio dei posteri.

Da parte nostra, siamo consapevoli dell’ascendente dell’inevitabile mediazione tecnica e formale verso i contenuti dell’immagine, fino alla propria proiezione lessicale.

In ogni caso, onore e merito alla posizione di Brett Weston, lodevole e considerevole al pari di ogni altra opinione al proposito.