Nata Lucy Renée Mathilde Schwob, e nota con il suo pseudonimo, Claude Cahun è stata un’artista (scrittrice e fotografa), che ha agito tra le due guerre mondiali del Novecento, esprimendo una personalità forte e vigorosa. È mancata l’8 dicembre 1954.

Claude Cahun - Autoritratto (1929)
Claude Cahun – Autoritratto (1929).

La fotografia androgina di Claude Cahun non ha mai temuto di esprimere l’amore al tempo dell’amore lesbico negato: in momenti storici e sociali durante i quali la forza esaltante dell’omosessualità (femminile e maschile) spaventava fino a terrorizzare il pensiero comune. Ovvero, in un clima entro il quale desiderare l’eguale a te (al tuo stesso sesso) era considerato peccato supremo.

Invece, e al contrario, in anticipo su pensieri che sarebbero maturati dopo, molto dopo (ma, forse, non sono ancora maturati del tutto), l’amore lesbico di Claude Cahun, non relegato nell’intimo, ma proclamato e manifestato con la sua opera fotografica, affermò la libertà della salute sessuale e acquistò un’eccezionale carica di verità. L’amore lesbico, come ogni forma di amore autentico, è il tentativo di vivere ciò che il corpo esige. Il corpo parla.

La fotografia androgina di Claude Cahun è stata costituita da autoritratti avvolti in un’aura autoriale, che nulla o poco hanno a che vedere con l’estetismo da galleria d’arte della contemporanea Cindy Sherman, apprezzata e idolatrata dal mondo mercantile (altro discorso, altre considerazioni: non qui, non ora).

Diversamente, gli autoritratti di Claude Cahun implicano la conoscenza dell’edonismo materialista, che si ritaglia in un reale totalmente privo di sacro; l’autoironia diventa liberazione di rabbie, trasgressioni, sregolatezze, che si fanno amore di sé e per l’altra/o. Anzitutto, la sua fotografia è confessione di un corpo sognato (ermafrodito, androgino, dandy), e al contempo l’espressione compiuta di una vitalità che le permette di raggiungere stati sublimi, in fotografia come in amore.

Ancora: gli autoritratti di Claude Cahun portano dentro lo specchio dell’omosessualità rivendicata; tuttavia, non sono opere incentrate sul narcisismo o sul suggerimento di altri immaginari, che non siano quelli della frattura radicale con i valori e i costumi dominanti. Qui, la nudità del corpo recupera l’intemperanza delle differenze, e la grande poesia visuale di questa contestatrice dell’“anima bella” maschile, sottolinea la rottura di qualsivoglia definizione di ruoli e identità, fino alla loro distruzione volontaria e consapevole.