Indiscutibilmente uno dei protagonisti della Storia della Fotografia, che ha lasciato una traccia indelebile nel percorso del suo linguaggio espressivo (con tanti distinguo, va detto), Edward Weston è mancato il Primo gennaio 1958, a settantadue anni.

Edward Weston - Nautilus (1927)
Edward Weston – Nautilus (1927).

Riprendendo dal titolo di una convincente monografia pubblicata dall’inglese Thames & Hudson, nel 1995, immediatamente successiva l’originaria francese delle Editions du Seuil (Formes de la passion), la pertinente sintesi di Forme della passione / Passione delle forme definisce esattamente la fotografia dello statunitense Edward Weston, con tragitto di andata-e-ritorno, senza alcuna soluzione di continuità.

Infatti, a differenza di altra fotografia del primo Novecento (e anche precedente e poi successiva), a partire da quella umanista di Lewis W. Hine e Jacob A. Riis, tanto per limitare al minimo possibile i richiami, la (stopposa?!) fotografia di Edward Weston è, ed è stata, espressione di una ricerca ostinata di purezza esteriore (e apparente): nelle forme compositive, nella rigorosa inquadratura, così come nella perfezione quasi maniacale dell’immagine in se stessa e per se stessa. I soggetti sono sempre e soltanto un pretesto necessario per esprimere «metafore visive degli elementi stessi della natura» (dalla presentazione della imponente rassegna Edward Weston. Una retrospettiva, esposta nelle sale dell’Ex Ospedale Sant’Agostino, di Modena, a fine 2012).

Dunque, Edward Weston è stato un esteta dell’immagine fotografica: ed è per questo che prendiamo le distanze dalla sua celebrazione acritica. Al pari di altri autori del proprio tempo (statunitense), tra i quali si conteggiano anche Ansel Adams e Alfred Stieglitz, si è svagato con asettici stilemi del “bello”. Le sue immagini sono ben realizzate, ma non pongono interrogativi, richiamano solo applausi. Forse.

Le fotografie di Edward Weston trattano di paesaggi desolati, vecchie auto, fattorie vuote, pianure accecanti; si esprimono per e con linee, ombre, bianco, nero, grigio; nella composizione, tutto è ben sistemato nell’ordine delle cose. La realtà c’è, ma non si vede. Si vedono segni di ciò che per molti è arte. Tutto appare semplice, niente è naturale, o forse troppo. L’astrazione diventa l’opera. Il pittorialismo sonnecchia in ogni immagine e si spinge fino a mostrare una versione della vita come fenomeno armonico con l’artista che la rifugge.

Descritto con nitidezza assoluta, che sottolinea l’entità stessa della materia e le sensazioni che è capace di trasmettere (forse), ogni dettaglio di Edward Weston concorre a definire l’idea di perfezione sterilizzata dell’autore.