Hippolyte Bayard è stato uno degli sperimentatori che -nel primo Ottocento– hanno agito simultaneamente, ognuno all’oscuro dell’esistenza degli altri, per lo stesso intento: la natura che si fa di sé medesima pittrice. È mancato il 14 maggio 1887.
Funzionario del ministero delle Finanze francese, con predisposizioni per la ricerca chimica, negli stessi anni nei quali hanno agito Joseph Nicéphore Niépce (1765-1833), Louis Jacques Mandé Daguerre (1787-1851) e William Henry Fox Talbot (1800-1877), Hippolyte Bayard aveva realizzato sia un processo autopositivo (come Daguerre) sia un processo negativo-positivo (come Fox Talbot), entrambi su carta. Per motivi politici, fu messo da parte dal potere scientifico, altrimenti indirizzato e alleato (con Daguerre).
La sua personalità di sperimentatore e inventore (di processi fotografici) è impreziosita da due fatti, che vanno ricordati. In polemica con François Jean Dominique Arago (1786-1853), patrocinatore di Daguerre, il 14 luglio 1839, a Parigi, Hippolyte Bayard espose in mostra trenta immagini realizzate con il suo metodo positivo su carta: è lecito conteggiarla come prima mostra fotografica in assoluto.
E poi, gli si deve riconoscere il primo autoritratto fotografico della Storia, realizzato nel 1840 (con lettera di accompagnamento, sul retro della fotografia, datata 18 ottobre), peraltro paradossale e oggettivamente “impossibile”: ironicamente realizzato in posa da annegato-suicida, perché lo Stato francese, complice l’affarista Arago, ha finanziato Daguerre e lui è rimasto senza un soldo.
Oltre i tanti meriti di sperimentatore, Hippolyte Bayard ne ha conquistati tanti altri come fotografo-autore.
Tra l’altro, è stato uno dei cinque convocati per la Mission héliographique, voluta e organizzata nel 1851 dalla Commission des monuments historiques, ente governativo francese dipendente dalla Administration des Beaux-Arts, la prima campagna di documentazione fotografica del territorio: con lui, anche Édouard Baldus (1813-1889), Gustave Le Gray (1820-1884), Henri Le Secq (1818-1882) e Auguste Mestral (1812-1884), tutti conteggiati e considerati nelle storie evolutive del linguaggio fotografico.
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