La fotografia dello statunitense Lewis W. Hine, mancato il 3 novembre 1940, nasce dai bassifondi, dalle periferie, dalle povertà… e denuncia, senza timore d’essere sgradito al potere. Ha documentato lo sfruttamento di bambini, operai e contadini.

Lewis W Hine - Bambini al lavoro in un cotonificio (1908 circa)
Lewis W Hine – Bambini al lavoro in un cotonificio (1908 circa)

Lewis Wickers Hine iniziò a fotografare intorno al 1903. Insegnava nella Ethical Culture School, di New York (una scuola per i lavoratori, fondata da Felix Adler, nel 1877) e le lezioni si basavano su un’etica religiosa umanistica, che sosteneva la dignità, il valore e la creatività degli uomini di ogni razza, religione e strato sociale. Tra il 1904 e il 1921, ha lavorato per conto del National Child Labor Committee (del quale era presidente lo stesso Felix Adler), un ente fondato nel 1904 da cittadini impegnati a salvare i bambini dallo sfruttamento padronale.

Le prime immagini di Lewis W. Hine sono subito rilevanti e dirette, per non dire audaci. Per cinque anni (1904-1909), raccoglie e raffigura gli immigranti che arrivavano sulle banchine di Ellis Island, e le sue fotografie mostrano che molta di quella gente affamata, stracciata, piena di pidocchi, che sbarcava dalle stive delle navi, non apparteneva agli “scarti” dell’Europa, ma sarebbero stati i futuri costruttori di una diversa America, forse.

La fotografia errante di Lewis W. Hine scopre mondi, scoperchia tutto quanto è nemico delle idee e rivela la responsabilità dei potenti nella devalorizzazione dei propri precetti di socialità omologata. Lo spirito libero del fotografo, del giornalista indipendente, del sociologo non addomesticato lo porta ad attraversare il “grande paese” e raccogliere i volti, i corpi, i gesti di braccianti stagionali, immigranti, bambini schiavizzati nelle fabbriche.

In questo senso e sotto ogni taglio, la fotografia di Lewis W. Hine risplende di grazia poetica: sono icone che contengono la possibilità di lottare per un mondo migliore.