Rosso, verde e blu (RGB) sono i colori della sintesi additiva. Sommati insieme in egual misura danno il bianco, a coppia i colori della sintesi sottrattiva: ciano, magenta e giallo (CMYK).

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© Sergio Marcelli

RGB sono i colori della luce, CMYK sono quelli dei pigmenti, dunque anche di una stampante; a differenza dei primi, danno il bianco per sottrazione, mentre sommati insieme il nero.

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Uno spazio colore altro non è che un sottoinsieme di un modello fisico, come quello nell’illustrazione, e usato per la rappresentazione del colore in termini assoluti (© Sergio Marcelli).

A partire da queste due famiglie di colori, lo spazio colore altro non è che una mappatura dei colori che una periferica è in grado di riprodurre: lo spazio sRGB, ad esempio, è quel sottoinsieme di colori creato a partire da quelli che un monitor riesce a riprodurre. Usato in ambito amatoriale, è adatto per il web e per la stampa su mini-lab, ma è povero di alcune tinte che invece rientrano nel modello Cmyk, dunque non è adatto per la stampa a inchiostro. I colori, assenti nelle conversioni da uno spazio ad un altro, sono detti fuori gamut, e vengono trovati per approssimazione. Poiché nel caso in esempio si tratta principalmente di azzurri e verdi, il problema non è affatto trascurabile, tanto che Adobe ha ideato uno spazio, chiamato appunto AdobeRGB, più esteso dell’sRGB e pensato appunto per le conversioni in quadricromia.

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Spazi colore e relativo gamut a confronto (© Sergio Marcelli).

Spazi colore a volume più esteso, come ProPhoto RGB, vanno invece scelti con moderazione, poiché i colori in essi contenuti non sempre sono riprodotti correttamente dal monitor e, allo stesso tempo, possono dare effetti di posterizzazione. Per questa ragione, vengono usati, spesso, solo per il salvataggio di una copia master, nell’archivio, ipotizzando che, in futuro, nuove tecnologie ne permettano una maggiore fruibilità.