L’obiettivo di Wollaston, del 1812, è il primo obiettivo fotografico e consiste in una lente semplice a forma di menisco: ha più definizione della comune lente d’ingrandimento, usata nelle camere obscure sin dall’antichità, ma per correggere le aberrazioni va impostato sui diaframmi più chiusi.

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L’obiettivo acromatco di Chevalier prodotto dalla Lomo. L’uscita in mercato è prevista per gennaio 2017.

A risolvere le aberrazioni cromatiche ci riesce Chevalier, nel 1829, cementando una lente semplice ed una negativa. Ciò nonostante, per mantenere una buona resa anche alle aperture più spinte, bisogna attendere il 1840, anno in cui Petzval progetta un obiettivo particolarmente luminoso. Matematico, inventore e ottico, è il primo a concepire la progettazione di un obiettivo, proponendo, fra l’altro, uno schema che anticipa quello di alcuni obiettivi, detti simmetrici, come il Planar della Zeiss, ancora oggi apprezzato soprattutto per la sua luminosità.

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Scatto realizzato con una lente a menisco (© Sergio Marcelli).

La curiosità, però, è che sia l’obiettivo acromatico di Chevalier che quello di Petzval sono riapparsi nel catalogo Lomography. Si tratta, in entrambi i casi, di lenti obsolete, ma, proprio per la loro scarsa qualità, apprezzate in certi ambiti. Se difatti le aberrazioni possono essere considerate come un errore correggibile attraverso una progettazione attenta dell’obiettivo, è altresì vero che, in certi casi, possono donare allo scatto una connotazione unica. Più evidenti ai bordi dello scatto, certe aberrazioni possono aiutare ad isolare il soggetto centrale dallo sfondo; inoltre tendono ad ammorbidire il fuoco, con risultati apprezzabili soprattutto nel ritratto.