Luigi Ghirri, uno dei più considerati autori della fotografia italiana contemporanea, è mancato il 14 febbraio 1992. La sua espressività non si è esaurita nelle sue sole visioni, ma ha influenzato una fantastica stagione, che ancora oggi è palpitante.

Luigi Ghirri - Cadecoppi dalla strada per Finale Emilia (1986)
Luigi Ghirri – Cadecoppi dalla strada per Finale Emilia (1986).

Testimonianza diretta: «Anche io non so dire se mi hanno illuminato di più i paesaggi musicali e poetici di Bob Dylan, le sculture-architetture di Claes Oldenburg, le visioni fotografiche di Robert Frank e Lee Friedlander, il rigore etico di Walker Evans, o se invece sono state le cosmogonie di Brueghel, i fantasmi felliniani, le vedute degli Alinari, i silenzi di Eugène Atget, la precisione dei fiamminghi, la purezza di Piero della Francesca o i colori di Van Gogh».

Alle origini della espressività di Luigi Ghirri ci sta una avvincente serie, che lo stesso autore identificò e nominò in occasione della mostra antologica che gli dedicò l’Università di Parma, nel 1979, a cura di Arturo Carlo Quintavalle e Massimo Mussini. Successivamente, nella primavera 2008, Fotografie del periodo iniziale ha avviato un proprio autonomo percorso espositivo.

Nel concreto, proprio la mostra di Parma stabilì i termini e contenuti della personalità fotografica di Luigi Ghirri, in un mondo culturale -non soltanto italiano- che era allora impegnato in altri dibattiti, soprattutto vincolati alla fotografia del reale e alla documentazione reportagistica. Quindi, non è un caso che l’anno successivo, su invito dello stimato critico Charles H. Traub, Luigi Ghirri presentò per la prima volta una personale negli Stati Uniti, alla prestigiosa Light Gallery, di New York. Subito a seguire, nel 1980, il suo lavoro fu incluso nella selettiva collettiva Ils se disent peintres, ils se disent photographes a cura di Michel Nuridsany e Suzanne Pagé, presso il Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris. Analizzando l’affascinante terreno di confine tra arte e fotografia, questa mostra coinvolse nomi di livello internazionale, come Christian Boltanski, Hans Peter Feldmann, Gilbert and George, Giuseppe Penone, Cindy Sherman e Michele Zaza.

Allo stesso momento, Luigi Ghirri – Fotografie del periodo iniziale si è offerta come lettura critica finalizzata a sottolineare la singolarità e i riflessi di queste fotografie rispetto lo scenario dell’arte contemporanea: corpus di opere fotografiche realizzate negli anni dell’esordio dell’autore sulla scena artistica, tra il 1970 e il 1973. In pratica e in sostanza, queste Fotografie del periodo iniziale si rivelano come serie particolare di lavori nei quali l’autore individua i punti fondamentali della propria espressione, della propria poetica, caricandoli di tutta la tensione concettuale che ha animato il dibattito artistico agli inizi degli anni Settanta. Allo stesso momento, i soggetti affrontati anticipano alcuni filoni di ricerca che si sarebbero rivelati di attualità in tempi immediatamente successivi.

Nelle fotografie di questo primo periodo è leggibile l’esperienza concettuale, alla quale Luigi Ghirri si è accostato frequentando il circolo degli artisti emiliani, ma anche il riferimento alla Pop Art americana e alla cultura statunitense in generale. Tuttavia, a partire da questi stessi anni, il suo campo di indagine è talmente ampio da permettergli di innescare un innovativo meccanismo dello sguardo, fino a configurare una nuova visione nella quale far convergere l’apporto di riferimenti assolutamente diversi tra loro.