Lunedì scorso, 25 maggio, a New York, è mancata la fotogiornalista statunitense Mary Ellen Mark, una delle più luminose personalità della fotografia contemporanea, che ha affrontato e realizzato appassionanti racconti della vita nel proprio svolgersi.

Mary Ellen Mark - Copertina FOTOgraphia ottobre 2010 Copertina
In copertina di FOTOgraphia, dell’ottobre 2010, Mary Ellen Mark (con la sua fotografia “Ram Prakash with His Elephant Shyama; Great Golden Circus; Ahmedabad, India, 1990”), in un ritratto polaroid 50x60cm di Tim Mantoani, per la sua serie “Behind Photographs”.

Insignita lo scorso anno dell’autorevole Outstanding Contribution to Photography Award 2014, premio alla carriera che accompagna lo svolgimento dei Sony World Photography Awards, Mary Ellen Mark è stata una fotogiornalista capace di riflettere sulla propria missione. A questo proposito, riprendiamo da una sua dichiarazione, espressa nell’ambito del dibattito sull’essenza della fotografia dei nostri giorni.

«Detesto fare ed esprimere distinzioni tra una fotografia che è utilizzata a fini giornalistici e un’altra catalogata a fini artistici. Per spiegarmi, faccio l’esempio di Larry Burrows, che è stato un grande fotografo (è morto in Laos, ai margini della guerra in Vietnam, il 10 febbraio 1971, quando l’elicottero dal quale fotografava è stato abbattuto). Ha lavorato a lungo in Vietnam e la sua celebre fotografia del soldato ferito è vera e autentica arte. Infatti, evoca tutta una varietà di emozioni come fa l’arte: per questo è arte.
«Perciò, non amo la distinzione tra art photography e documentary photography. Quando scatto una fotografia, non penso che “sto realizzando una immagine artistica”. Semplicemente, può darsi che mi accorga che sto scattando una grande fotografia o che almeno stia cercando di scattarla. È difficile scattare grandi fotografie. Una fotografia è arte se è una grande fotografia, sia che si tratti di fotogiornalismo, di paesaggio o di una interpretazione concettuale».
Mary Ellen Mark