Roger Fenton, che ha guadagnato un posto di privilegio nella Storia della Fotografia come primo fotografo di guerra, è nato il 20 marzo 1819.
Su incarico della regina Vittoria, Roger Fenton, fotografo vicino alla casa reale inglese, parte nel marzo 1855 per fotografare la guerra di Crimea; l’attrezzatura è su un carro fotografico. È il primo fotografo di guerra; è il primo fotografo embedded (incorporato: concetto che è esploso nel fotogiornalismo internazionale con la guerra in Iraq).
In Inghilterra, la guerra in Crimea è assolutamente impopolare; il clima politico e sociale è contrario alla guerra, della quale arrivano in patria le crude corrispondenze giornalistiche di William Howard Russell, autorevole e seguìto inviato del London Times: drammatici resoconti sulla condotta del conflitto, che puntavano il dito soprattutto sulle terribili condizioni climatiche che i soldati inglesi erano costretti ad affrontare senza l’equipaggiamento adatto e sulle inqualificabili condizioni igieniche dei servizi sanitari.
Va annotato che l’azione fotografica di Roger Fenton fu favorita dalle condizioni climatiche primaverili, bendisposte all’impiego delle lastre al collodio umido. In questo periodo, la luce e la temperatura erano quanto di meglio un fotografo potesse desiderare. Con l’avanzare della stagione, la luce si fa più intensa e la temperatura aumenta. Il collodio umido asciuga troppo velocemente; i bagni di nitrato d’argento devono essere rinfrescati più spesso.
Per la sua missione, Roger Fenton fu finanziato dall’editore Thomas Agnew. In Crimea, è assistito da Marcus Sparling e accompagnato da certo Williams, che probabilmente svolge mansioni di cuoco. In tempi di collodio umido, la sua attrezzatura è quantitativamente impressionante. Un carro originariamente utilizzato da un commerciante di vini (leggenda metropolitana?) è adibito a laboratorio: trasporta settecento lastre di vetro (da emulsionare), cinque apparecchi fotografici, prodotti chimici per la stesa dell’emulsione e il successivo trattamento di sviluppo, seicentotrentasei casse di materiali e viveri per gli uomini e i cavalli.
La fotografia più nota e controversa di Roger Fenton in Crimea si intitola La valle dell’ombra della morte (The Valley of the Shadow of Death, del 1855); se ne conoscono due versioni, che rivelano quanto la fotografia sia un linguaggio visivo: senza e con palle di cannone, distribuite esteticamente (che è proprio la più diffusa e nota).
Noi interpretiamo così le due versioni di La valle dell’ombra della morte. Sconcertato e disorientato dalla differenza tra la sua sensazione dal vivo e quella trasmessa dalla fotografia (che ha tra le mani in forma di negativo al collodio umido, sviluppato immediatamente dopo lo scatto), Roger Fenton compie il primo gesto di trasformazione/interpretazione fotografica della sola raffigurazione che diventa rappresentazione (delle proprie emozioni): ricolloca le palle da cannone, in modo da trasmettere il senso della cruenta battaglia svoltasi nel luogo.