Il barone tedesco Wilhelm von Gloeden ha agito a Taormina, a cavallo del Novecento, dal 1878. La sua fotografia è nella Storia; la sua fotografia ha stabilito connotati del ritratto, e del nudo, che hanno fatto scuola. È mancato il 16 febbraio 1931.

Wilhelm von Gloeden - Giovani in terrazza con strumenti musicali (Taormina; 1900 circa)
Wilhelm von Gloeden – Giovani in terrazza con strumenti musicali (Taormina; 1900 circa).

Wilhelm von Gloeden è nato in Germania, vicino a Wismar, a Schloss Volkshagen. In terzo matrimonio, sua madre, rimasta vedova del barone Hermann von Gloeden, sposò il barone von Hammerstein, parente dell’imperatore Guglielmo II, che si prese cura di Wilhelm. Il patrigno gli fece studiare storia dell’arte a Rostock, e successivamente lo fece entrare nell’Accademia di Weimar.

Mentre Wilhelm von Gloeden completava la sua formazione artistica e musicale, soffriva di tubercolosi. Per questo, e influenzato dalle relazioni di Goethe («La Sicilia è la chiave di tutto»), accettò l’invito del pittore Ottone Géleng di visitarlo a Taormina, sua nuova residenza, per una salutare convalescenza. Nel 1878, partì per il tradizionale Grand Tour dei viaggiatori dell’Ottocento. Visitò Roma, Capri, Napoli e Taormina, dove si stabilì in una villa con giardino, che allestì anche come atelier fotografico.

Gli incontri con il cugino Wilhelm Pluschov, fotografo attivo, il pittore Francesco Paolo Michetti e l’aiuto di un fotografo taorminese, Giovanni Crupi, furono decisivi per la sua formazione culturale nel mondo della rappresentazione fotografica. Wilhelm von Gloeden ha raccontato questi anni: «Il grande artista Francesco Paolo Michetti, al quale presentai i miei primi modesti lavori fotografici, m’incoraggiò colla sua viva approvazione a continuare nella difficile impresa. Accolto con la massima ospitalità in casa di questo grande artista e vivendo nell’ambiente artisticamente eletto frequentato da Gabriele D’Annunzio, Matilde Serao, Costantino Barbella, il mio spirito trovò un alimento prezioso. Ma forse l’impressione lasciatami mi portò talvolta involontariamente a imitare il genere di quel grande artista che così mirabilmente consacrò sulla tela la sua terra natìa».

Un passo importante fu l’esposizione delle sue fotografie a Londra, presso l’esclusivo The Linked Ring (The Brotherhood of the Linked Ring, i cui dibattiti appartengono alla Storia della Fotografia) e la Royal Photographic Society, dove ottenne la medaglia d’oro per le sue opere.

La perdita dei sostegni finanziari del patrigno, coinvolto in uno scandalo e condannato al sequestro dei beni e al carcere, lo costrinse a trasformare la propria passione in professione. Quindi, Wilhelm von Gloeden mise in commercio le proprie immagini siciliane, moltiplicò le copie in forma di cartoline postali e tirature commerciali. Dal 1905, si dedicò alle vedute di paesaggi, monumenti, contadini e contadine in costume tradizionale e iniziò a vendere i suoi nudi maschili.

Conosciuto soprattutto per queste ispirate raffigurazioni, venne in contatto con l’alta società e la cultura internazionale dell’epoca. Lo scrittore inglese Oscar Wilde lo visitò a Taormina, come fecero anche Matilde Serao, Anatole France, Triphosa Bates-Batcheller, Eleonora Duse, Gabriele D’Annunzio, il principe Augusto di Prussia, il re Edoardo VII, il re del Siam, e gli industriali Krupp, Morgan, Rothschild e Vanderbilt.

La fedeltà di Wilhelm von Gloeden alla luce della Magna Grecia, e quindi a un classicismo arcaico, determina la sua cifra stilistica che, secondo lo storico Charles Henri Favrod, «trova la bellezza espressiva del corpo nudo del suo modello, che sfuma in un imprendibile desiderio erotico, sublimato mediante un possesso estetico».

Coinvolto in accuse di omosessualità, perversione e persino pedofilia, «il barone non è mai assurto agli onori della cronaca locale e anzi ha ottenuto l’avvallo della parrocchia». Comunque, una sentenza del 30 maggio 1941 assolse Pancrazio Bucini detto Il Moro, assistente di von Gloeden, che aveva ricevuto in gestione (eredità?) l’intero patrimonio dell’artista, comprese le sue innumerevoli riprese fotografiche. Il proscioglimento mitigò le accuse originarie, ma bollò l’opera di Wilhelm von Gloeden con l’onta del «cattivo gusto», pur riconoscendone un certo valore artistico.