A parte le ufficialità opportune e dovute, che consegnano l’invenzione della fotografia al dagherrotipo di Louis Jacques Mandé Daguerre, si devono riconoscere meriti più importanti all’inglese William Henry Fox Talbot.

Fox Talbot - Latticed Window (agosto 1835)
Latticed Window: nell’agosto 1835, William Henry Fox Talbot ottiene l’immagine negativa (6x6cm circa) di una finestra. La conteggiamo come prima immagine negativa, qui accostata alla copia positiva.

La personalità di William Henry Fox Talbot (1800-1877), l’autentico inventore della fotografia, così come l’abbiamo sempre intesa e ancora oggi l’intendiamo, irrompe nel panorama fotografico, sconvolgendolo, all’indomani della comunicazione con la quale, il 7 gennaio 1839, l’astronomo Dominique François Jean Arago annunciò all’Accademia delle Scienze di Parigi il processo di Louis Jacques Mandé Daguerre, dal quale si conteggia la nascita ufficiale della fotografia. A parte le visioni apocalittiche che accompagnarono questa rivelazione, a parte deviazioni tangenziali, l’annuncio di Arago sollecitò anche rivendicazioni di altre pretese paternità della “natura che si fa di sé medesima pittrice”.

Fox Talbot - Loch Katrine Pier (ottobre 1844)
William Henry Fox Talbot – Loch Katrine Pier; da The Lady of the Lake (ottobre 1844).

Qui soprassediamo sulla sfortunata vicenda del funzionario del ministero delle Finanze francese Hippolyte Bayard (1801-1887), che era approdato sia a un processo “fotografico” positivo diretto, analogo al dagherrotipo, sebbene su carta, sia a un processo negativo-positivo.

Quindi, registriamo che all’indomani di quel sette gennaio è l’inglese William Henry Fox Talbot a vantare una legittima priorità “fotografica”. Afferma che già nel precedente 1833 aveva esposto al sole una foglia a contatto con carta imbevuta in soluzione di sale da cucina e nitrato d’argento, ottenendone un disegno bianco su fondo nero, che consideriamo il primo “negativo” a contatto del soggetto.

Quindi, nell’estate 1835, nella propria residenza di Lacock Abbey, nel Wiltshire, dove ora ha sede un museo a lui intitolato, aveva esposto il suo materiale sensibile alla luce (carta al nitrato e cloruro d’argento) con una piccola camera obscura dotata di obiettivo, ottenendo il negativo (di circa 6x6cm) di una finestra, che oggi conteggiamo come prima immagine negativa. Lo definisce “disegno fotogenico”, e sarà calotipia quando verrà depositato il brevetto (1841); allo stesso momento, rivela la possibilità di ottenere copie positive in quantità, stampando nuovamente a contatto, carta su carta, il negativo originario.

Fox Talbot - The Ladder (1845 circa)
William Henry Fox Talbot – The Ladder / Tavola XIV di The Pencil of Nature (1845 circa). Su questa immagine William Henry Fox Talbot ha annotato: «Per ottenere gruppi di figure non occorre più tempo di quello che si richiederebbe per figure singole, dato che la Camera le raffigura tutte simultaneamente, per quanto numerose possano essere».

Ecco perché reputiamo William Henry Fox Talbot padre della fotografia così come la intendiamo, stampabile in copie multiple, teoricamente infinite: a differenza (sostanziale!) dalla copia unica del dagherrotipo, sul quale l’immagine si forma sulla sottile e delicata lastra d’argento esposta in ripresa.

A William Henry Fox Talbot (circa, questa volta) dobbiamo anche il termine “fotografia”. Fusione delle parole greche “phos” (luce) e “grapho” (scrittura), in alternativa alla “eliografia” di Joseph Nicéphore Niépce e al dagherrotipo (che si riferisce soltanto a se stesso), l’identificazione “fotografia” è declinata per la prima volta da sir John Frederick William Herschel (1792-1871) in una lettera a Fox Talbot del 28 febbraio 1839. Attenzione: John Herschel è una delle figure discriminanti per la nascita della fotografia, sul cui cammino ci si era avviati già nel corso del Settecento, ottenendo risultati effimeri che annerivano alla luce. È lui che nel 1819 scopre che l’iposolfito di sodio scioglie i sali d’argento, stabilendo così il princìpio del fissaggio dell’immagine fotografica.

Fox Talbot - The Haystack (aprile 1844)
William Henry Fox Talbot – The Haystack / Tavola X di The Pencil of Nature (aprile 1844).

Tornando al pionierismo di William Henry Fox Talbot, ricordiamo i perfezionamenti al suo processo originario, con codifica dei princìpi dell’immagine latente delle carte sensibili allo ioduro d’argento, del 1840, e il brevetto del processo calotipico, depositato l’8 febbraio 1841: la cui negativa su carta al nitrato d’argento e ioduro di potassio richiede tempi di esposizione variabili da sessanta a centoventi secondi. Quindi, ribadiamo il valore storico dell’edizione di The Pencil of Nature, il primo libro illustrato con fotografie applicate, avviata nel 1844, all’indomani dell’apertura di uno studio fotografico a Reading, l’attuale Baker street di Londra.

Fox Talbot - Pencil of Nature (1844-1846)
Nella Storia della Fotografia si conteggia The Pencil of Nature, di William Henry Fox Talbot, come il primo libro illustrato con fotografie applicate. La sua edizione originaria è attribuita a Longman, Brown, Green e Longmans, di Londra. Prima di essere raccolto in volume, è stato pubblicato in fascicoli dal 29 giugno 1944 al successivo aprile 1846.

Oltre gli esperimenti preistorici, definiamoli così, a partire dall’attività dello studio professionale avviato a Londra, nel corso della propria vita, William Henry Fox Talbot ha scattato oltre cinquemila immagini, che includono affascinanti visioni della sua casa di Lacock Abbey, ritratti di suoi amici e famigliari, still life di elementi botanici, tessuti e oggetti di vario tipo.

Intellettuale attivo nel mondo delle scienze, della matematica (per la cui competenza, dal 1831 fu membro della Royal Society), dell’astronomia, dell’archeologia e della politica (parlamentare dal 1832 al 1834), personalità più importante nel processo che portò all’invenzione della fotografia, William Henry Fox Talbot è stato una figura chiave del Diciannovesimo secolo, durante il quale rivolse la propria attenzione all’elaborazione e diffusione degli innovativi processi fotografici, che hanno trasformato la visione del mondo.